All’inizio del Settecento, entro le mura medievali di Santarcangelo, c’era una sola chiesa parrocchiale, e piuttosto piccola, dedicata a Sant’Agata; ma non era che la semplice “succursale” di una chiesa ben più antica e importante, lontana e ormai isolata in aperta campagna, la Pieve di San Michele in Acervoli, che era la vera “chiesa matrice” perché custodiva il fonte battesimale ed era la sede ufficiale del Rettore, cioè del parroco del paese.
Ben presto fu chiaro che l’organizzazione parrocchiale era inefficiente e andava cambiata: il paese aveva bisogno di una grande chiesa in cui riconoscersi e farsi riconoscere. Ci volle del tempo, ma con bolla del 6 gennaio del 1741 il pontefice Benedetto XIV accolse la domanda dei santarcangiolesi e autorizzò la costruzione di una nuova, unica e grande chiesa parrocchiale, che avrebbe sostituito la Pieve e la sua succursale e inglobato le quattro maggiori confraternite del paese. La chiesa sarebbe stata retta da un collegio di nove canonici, da cui la sua denominazione di “Collegiata”.
La costruzione fu affidata al miglior architetto operante nella zona, il riminese Giovan Francesco Buonamici (1692-1759), che già nel 1743 presentò il suo progetto. La prima pietra fu posta il 12 ottobre 1744. Per la fabbrica furono spesi 25.580 scudi e impiegati 1.500.180 mattoni. Molti cittadini portarono carri di pietre in cambio di grano e carbone.
Fu aperta al culto il 15 marzo del 1758, benedetta prima dal Priore Giovanni Ruggeri, consacrata il 30 luglio dello stesso anno dal vescovo di Rimini, mons. Pio Stella Bolognese, con il titolo dell’antica Pieve: san Michele Arcangelo, cui venne unito quello della Beata Vergine del Rosario.
La torre campanaria di sinistra venne completata con una cupola solo nel 1937, contestualmente al nuovo portale di ingresso in stile neoclassico.
Fonte: Pier Giorgio Pasini, Guida breve per la Collegiata di Santarcangelo, il Ponte, 2014, pp. 3, 9 e 11.