I.; organo è uno strumento liturgico. Non lo è sempre stato, anzi è entrato in Chiesa dopo varie opposizioni. Ma già dal medioevo, in Occidente, la sua storia si fonde con la storia liturgica. Il Concilio Vaticano II afferma nella Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium (1963): «si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti».
L’organo della Collegiata di Santarcangelo è situato sopra la porta d’ingresso principale entro un’elegante cassa addossata al muro e ben armonizzata con tutta la cantoria.
L’organo fu commissionato all’organaro veneto più famoso del tempo, Gaetano Callido. Questi nacque ad Este il 14 gennaio del 1727 e, appresi i primi rudimenti di arte organaria nella città natale, giunse a costruire il suo primo strumento nel 1748 a Casale Scodosia; poi si perfezionò sotto la guida di Pietro Nacchini, da cui si staccò nel 1762-63 per istituire una propria fabbrica. Non tardarono a giungergli commissioni impegnative e di rilievo, come il nuovo organo della Collegiata di Asolo, per cui Nacchini stesso rilasciò una lusinghiera dichiarazione di raccomandazione.
Così in breve tempo Callido si trovò a fornire organi non solo in Veneto, ma nelle Marche e persino a Costantinopoli. Nel 1776 rifece i tre organi della Basilica marciana. La sua incessante attività e le benemerenze gli furono riconosciute dal Senato con decreto del 27 marzo del 1779.
Dal matrimonio celebrato nel 1751 nacquero Agostino, Antonio e Caterina.
Con l’avanzare dell’età del padre, il ruolo dei figli si fece decisivo, soprattutto per i lavori d’installazione degli strumenti fuori Venezia. Alla morte del padre avvenuta a Venezia l’8 dicembre del 1813 essi ereditarono la fabbrica e continuarono l’attività fino al 1822, quando subentrò G. Bazzani.
Alla scuola del Callido si rifanno tutti gli organari veneti del XVIII secolo.
L’uso dei registri spezzati e la personalizzazione dei singoli registri, la razionalità nella distribuzione di tutti i meccanismi e dei comandi e la loro precisione, la scelta dei materiali per la costruzione delle canne e delle parti meccaniche, la perfezione nella lavorazione, il risultato artistico-sonoro fanno del Callido uno dei massimi organari italiani.
Dalla prodigiosa attività di Callido, rimane il resoconto nell’elenco degli organi da lui costruiti tra cui vi è quello della Collegiata di Santarcangelo Opus 151 voluto dalla comunità e sostenuto finanziariamente da essa nel 1779.